Per un’isola come la Sardegna i porti rappresentano una vera e propria infrastruttura primaria. Senza porti attrezzati ed al passo con le innovazioni del nostro tempo ci si trova immancabilmente di fronte al paradosso dell’incommunicabilità con l’esterno in termini produttivi, economici e culturali.
La Sardegna dovrebbe possedere una sovrainfrastrutturazione rispetto alle regioni italiane continentali e invece si trova ad avere un indicatore di infrastrutturazione del 20% circa inferiore alla media italiana e addirittura inferiore alla media del meridione d’italia.
Ciò significa che rispetto alle altre realtà europee la Sardegna presenza dei ritardi cronici in termini di qualità dell’infrastrutturazione, di consistenza, di attrezzature. L’indice utilizzato dall’istituto tagliacarne rappresenta infatti una sintesi di dati qualitativi e quantitativi che raccontano in maniera coerente la situazione di profonda criticità vissuta dalla Sardegna nell’utlimo trentennio in cui un vero e proprio processo di deinfrastrutturazione viene portato avanti più o meno consapevolmente dalle classi dirigenti. Mentre scriviamo la riforma sulle autorità portuali contribuirà e non poco a radicalizzare questo processo.
Fatta cento la media dell’infrastrutturazione italiana, la Sardegna presenta un valore pari ad 83,86 con un processo di decremento rispetto agli anni precedenti pressoché drammatico.